BASTA!
È un grido di sfogo accorato che viene fuori dal profondo del mio stomaco e cerca d’investire chiunque lo riesca a percepire con le proprie orecchie martoriate.
Sarò un tipo decisamente fuori moda, sarò uno che se la mena con la “calligrafia“, ma da quando sto avendo a che fare coi social network io sto rischiando di diventare pazzo. Ma perché ho come l’impressione che molte persone su Facebook abbiano frequentato male le scuole al CEPU? A parte la malcelata ignoranza con cui alcuni sembrano vestirsi, su quella posso a stento soprassedere, ma porca miseria!!! Non vi siete accorti che in questi cavolo di Facebook, Netlog, Twitter, (e chi più ne ha più ne metta!) occorre scrivere? E scrivere anche tanto, come mai in nessuna epoca del passato? E diamine!
Pochi sanno come si scrive una frase. Li conto sulle dita di una mano. E gli altri? Gli altri che cosa hanno fatto invece che studiare? – Sì, dico a voi! Proprio voi che fate tanto i disinvolti. Ma chi vi ha insegnato la grammatica e l’analisi logica? Salvatore Schillaci? Avete avuto per professori delle elementari due doganieri curdi che a stento riuscivano a scrivere il loro nome? Oppure per i primi cinque anni di scuola dell’obbligo avete fatto assenze mostruose da giustificare questa assoluta carenza di mezzi?
Io non sono mai stato un genio a scuola, lo ammetto, ma dai! Sono cose che si apprendono nei primi anni di vita e che dovrebbero restare nel bagaglio culturale per sempre. A parte che ciò mi lascia ad intendere che il sistema scolastico italiano ha sempre fatto schifo sopra ogni altra giustificazione, visto che sono gli insegnanti i primi a cui ho visto fare degli errori che, all’epoca mia, mi sarebbero costati un bel ceffone sul viso. E non prendiamo a scusa che ormai siamo nell’era degli SMS, o che sulle chat si deve per forza scrivere velocemente e non c’è spazio per le regole elementari.
Facciamo un bel bagno di umiltà e ammettiamolo, una buona volta: la società moderna non riesce a scrivere correttamente perché ignora come si faccia.
Spiego subito.
Quelli più adulti non usano nessun segno d’interpunzione, come se a dover mettere una virgola si potesse scatenare un olocausto nucleare. Frasi tutte dritte scritte di getto, che a leggerle ci vorrebbe un interprete bulgaro. Niente punti, nessuna virgola, i punti e virgola e i due punti sono così ignoti che una volta ne ho messo uno in una frase e la reazione del mio interlocutore è stata simile a quella di un gibbone di fronte ad un laser a scansione.
I miei coetanei hanno la sgradevole abitudine di formulare frasi assolutamente senza senso logico: “E” senza accento, “A” senz’acca, parole scritte in modo errato, costruzioni lessicali degne di un verbale dei carabinieri. Eppure, mi dico sempre, abbiamo frequentato le stesse scuole, più o meno. E sono cose che s’imparano da bambini! Quindi per questo “elementari”, no?
I più giovani di me, i ragazzini di oggi, quelli che dovrebbero essere il pilastro dell’Italia di domani, a stento riescono a formulare un pensiero. Spariti ormai anche i segni più comuni (come punto e punto interrogativo) le loro frasi scritte sono diventate una sequela di abbreviazioni e di parole composte con la “K”, che fa tanto slang americano. Io capisco che in un SMS di 160 caratteri non possa entrare una frase molto complessa, ma porca zozza!! Manda 2 messaggi concatenati e scrivi “TI VOGLIO TANTO BENE” invece che “T VGL TNT BN”! La cosa che m’atterrisce è che in pratica s’esprimono scrivendo il codice fiscale dell’italiano.
E qui sto parlando per grandi linee, non mi sono ancora addentrato nello specifico perché la cosa diventerebbe davvero imbarazzante: non si conosce l’uso dei pronomi, ad esempio, l’uso dei né, dei sé, dei da’ in contrapposizione coi dà; scrivono “qual è” con l’apostrofo, non conoscono la differenza tra un apostrofo e un accento, o quella più sofisticata tra uno iato e un dittongo, sbagliano a scrivere intere parole (perché tanto c’è il correttore automatico che gliele corregge!). Ho un solo commento per tutto ciò: raccapricciante!
Non voglio sedermi su una cattedra per fare il professorino, non è il mio ruolo e non mi compete. Ma quando assisto impotente al rapido e inesorabile declino della povera lingua che fu di Dante, di Manzoni, di Leopardi, mi viene da piangere nell’intimo, lo confesso. Ritengo che saper esprimere i nostri sentimenti e i nostri pensieri attraverso la scrittura sia una di quelle (oramai!) poche cose che ci contraddistinguono dagli animali. Ma temo che tra breve non ci sarà nessuna lingua da tutelare.
Di chi è la colpa di questo decadimento? Della TV? Nient’ affatto. Una volta tanto la televisione non è la causa, bensì la vittima. Per quel poco che la guardo, ancora si sforzano di mantenere un certo rigore, almeno per quanto riguarda la lingua scritta. Lo stesso cercano di fare i giornali, non sempre riuscendoci al meglio. E allora chi ha colpa in tutto ciò? La scuola? Forse. In effetti, se gli insegnanti sono più ignoranti dei ragazzi ai quali insegnano cosa possiamo aspettarci? Ma credo che non sia tutto qui. Penso che la colpa sia innanzi tutto nostra: ci siamo impigriti molto negli ultimi anni. Non studiamo come dovremmo, non ci impegniamo nell’apprendere ciò che non c’interessa, siamo abulici e passivi di fronte alla conoscenza, non leggiamo, non facciamo domande, la curiosità è scesa ai minimi storici. Da quando il sapere si è esteso, purtroppo è stato dato in mano a persone che non lo meritavano e s’è impoverito. È come per la pasta della pizza: con la stessa quantità di pasta stiamo cercando di fare una pizza sempre più grande e per forza di cose lo spessore sarà decisamente più sottile. Finché, ahimè!, non resterà più nulla su cui spargere la salsa di pomodoro.
O forse mi sto sbagliando: forse siamo sempre stati così, ignoranti e nullafacenti, e l’era dei social network ha portato alla luce magagne che sono sempre state presenti nel bagaglio culturale italiota. Eppure ai miei tempi almeno ci si sforzava di provare ad imparare l’italiano! Ora pare che non ci sia neppure questa volontà!
Tanto, come sia sia, i risultati sono sempre i medesimi: sconfortanti!
Concludo. So già che la mia “vox clamans in deserto” rimarrà tale. So che dovrò chiudere un occhio (stringere i pugni e serrare l’intestino) ogni qual volta sarò costretto a leggere qualche strafalcione memorabile fatto da qualche conoscente e/o collega. Non dirò nulla e soffrirò in silenzio. Ma oggi, proprio oggi, voglio sfogarmi e dire:
“Basta! Impariamo l’itagliano!”